Anagrafe conti correnti: che cosa è e a cosa serve

Aggiornato il: 10/09/2024
Pubblicato il: 24/05/2021
di Alessandro Voci
In 30 sec.

Anagrafe conti correnti, che cos’è e come funziona:

  • è un database centralizzato in cui sono archiviati tutti i rapporto finanziari
  • dal conto corrente al portafoglio titoli: tutto è tracciato in questo archivio elettronico
  • è consultabile solo dall’Agenzia delle Entrate per scovare gli evasori fiscali
  • può essere usato anche da un creditore per i pignorare beni di un debitore insolvente

Anagrafe conti correnti (o Anagrafe dei rapporti finanziari) è un database dell’Agenzia delle Entrate. Dentro questo enorme archivio elettronico centralizzato sono conservati tutti i rapporti finanziari tra le banche attive in Italia e i loro clienti.

tasse conti correnti

Questo “cervello” informatico è stato istituito nel 2011, con il decreto Salva Italia del governo Monti. L’Anagrafe conti correnti è stata messa a punto dall’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo? Effettuare controlli capillari e incrociati sui conti bancari contro l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco. Un database a disposizione di Fisco e magistratura.

Vediamo nel dettaglio di quali rapporti tiene traccia e come funziona, tenendo presente che può essere utile anche per chi vanti un credito verso un debitore insolvente.

Chi viene censito nell’Anagrafe conti correnti

LE DOMANDE LE RISPOSTE
Che cosa è censito?
  • Conti correnti
  • Carte prepagate dotate di IBAN
  • Cassette di sicurezza
  • Libretti di risparmio
  • Titoli di credito
Chi viene censito?
  • Persone fisiche
  • Esercenti
  • Lavoratori autonomi
  • Aziende
  • Titolari di partita IVA
Quali enti hanno l’obbligo della trasparenza nei rapporti con i clienti?
  • Banche
  • Poste italiane
  • Intermediari finanziari
  • Imprese di investimento
  • Organismi di investimento collettivo del risparmio
  • Società di gestione del risparmio
  • Assicurazioni finanziarie
  • Imprese, consorzi e cooperative incentrate sulla garanzia dei fidi

L’Anagrafe conto corrente non censisce solo il conto corrente intestato a una persona fisica o a una persona giuridica (per esempio, una società). Traccia anche:

In realtà, l’obbligo di trasparenza degli istituti finanziari nei rapporti con i propri clienti è disciplinato dal D.P.R. n. 605/1973, modificato dal DDL n. 231/2007. La legge prevede l’obbligo di “rilevare e tenere evidenza i dati identificativi, compreso il codice fiscale, di ogni soggetto che intrattenga con loro qualsiasi rapporto o effettui, per conto proprio ovvero per conto o a nome di terzi, qualsiasi operazione di natura finanziaria ad esclusione di quelle effettuate tramite bollettino di conto corrente postale per un importo unitario inferiore a 1.500 euro” per tutti gli operatori finanziari: banche, Poste italiane, intermediari finanziari, imprese di investimento, organismi di investimento collettivo del risparmio, società di gestione del risparmio, enti di assicurazione finanziaria, le imprese di investimento e consorzi e cooperative incentrate sulla garanzia dei fidi.

I soggetti che possono essere sottoposti a controllo da parte del Fisco sono:

  • persone fisiche
  • esercenti;
  • lavoratori autonomi;
  • aziende;
  • titolari di partita IVA.

Se alcune operazioni eseguite sul conto corrente non corrispondono con quanto riportato nella dichiarazione dei redditi o in quella IVA, l’Anagrafe conti correnti può essere utilizzata per effettuare verifiche, anche a fini ISEE.

Quali dati vengono analizzati nell’Anagrafe dei conti correnti

Ogni anno, entro il 31 marzo, banche, Poste Italiane e tutti gli altri enti che hanno l’obbligo della trasparenza nei rapporti finanziari devono inviare all’Anagrafe dei conti correnti i seguenti dati:

  • il saldo iniziale al 1° gennaio e del saldo finale al 30 dicembre;
  • il totale degli importi relativi ai movimenti eseguiti durante l’anno;
  • la giacenza media annua.

Infine, per determinate tipologie di rapporto sono richiesti anche altri tipi di dati contabili.

Non va poi trascurato il fatto che le informazioni fornite all’Agenzia delle Entrate si dividono in:

  • informazioni finanziarie (ovvero le operazioni che hanno movimentato i conti correnti, i libretti, le carte prepagate e così via);
  • informazioni fuori conto (ad esempio l’acquisto di cassette di sicurezza).

Come funziona l’Anagrafe dei conti correnti

L’Agenzia delle Entrate ha infatti la possibilità di incrociare i dati dell’Anagrafe conto corrente con quelli della Guardia di Finanza oppure dalle altre forze dell’ordine per monitorare e controllare i movimenti sospetti in entrata e in uscita dai conti correnti e dagli altri prodotti finanziari.

Scandagliando i conti bancari e i portafogli titoli, gli ispettori tributari potranno accelerare i controlli fiscale e scovare più velocemente e semplicemente gli evasori, o segnalare agli uffici provinciali operazioni fraudolente o mancati pagamenti di tasse e imposte. Uffici sul territorio che poi decideranno se effettuare o meno un accertamento avvisando il contribuente.

L’Anagrafe conti correnti è un “arma” anche nella lotta al riciclaggio di denaro. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 29346 del 6 luglio 2023, ha stabilito che il reato di riciclaggio si configura quando un “soggetto sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto, non colposo, oppure compie in relazione a essi altre operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza illecita”.

Che cosa succede se si viene segnalati per mezzo dell’Anagrafe dei conti correnti

Naturalmente movimenti “anomali” nei versamenti e prelievi dai conti correnti possono avere spiegazioni perfettamente leciti. Quindi, non nascondono in alcun modo evasione fiscale o simili reati.

Per questo motivo, quando c’è una segnalazione, dopo un controllo sull’Anagrafe dei conti correnti, a un ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate per effettuare un accertamento fiscale, è notificato un invito al contraddittorio al contribuente. Quest’ultimo ha la possibilità di giustificare “in modo analitico” le operazioni sul conto, dimostrando la loro fonte e che non incidano sul reddito imponibile.

Solo nel caso in cui l’esito di questo contraddittorio sia negativo e le giustificazioni portate dal contribuente siano ritenute non congrui, scatta il vero e proprio accertamento fiscale.

Inoltre la Corte di Cassazione, con due ordinanze (numeri 21220 e 21214) del 30 luglio 2024 è tornata sulla complessa e delicata questione della presunzione legale bancaria disciplinata dall’articolo 32, primo comma, n. 2, D.P.R. n 600/1973. Sia per le imprese che per i lavoratori autonomi, la presunzione bancaria è duplice:

  • si possono eseguire accertamenti sui versamenti, se il contribuente non ne dimostri che li abbia considerati ai fini della determinazione del reddito soggetto a imposta o che non abbiano avuto rilevanza allo stesso fine;
  • si possono effettuare verifiche sui prelievi, che sono considerati ricavi, se il contribuente stesso non ne indica il soggetto beneficiario e se non risultano dalle scritture contabili.

Il creditore e l’Anagrafe dei conti correnti

Non solo l’Agenzia delle Entrate ha la facoltà di utilizzare l’Anagrafe dei conti correnti per effettuare verifiche, ma anche i privati cittadini. Per esempio, nel caso di pignoramento dei beni da parte di un creditore verso un debitore insolvente. Lo scopo è individuare i redditi del debitore.

Per richiedere l’accesso all’Anagrafe dei conti correnti, è necessario che il creditore abbia un titolo esecutivo nei confronti del debitore come:

  • una sentenza emessa da un giudice;
  • un decreto ingiuntivo non opposto entro 40 giorni;
  • una cambiale;
  • un assegno protestato.

l titolo esecutivo deve essere già stato notificato al debitore, e prima della procedure deve essere stato notificato l’atto di precetto (l’avviso al debitore di pagare entro al massimo 10 giorni).

A questo punto si può richiedere l’autorizzazione al presidente del Tribunale entro i 90 giorni dalla notifica del precetto. Dopo questa autorizzazione, si presenta l’istanza all’Agenzia delle Entrate o all’ufficiale giudiziario.

Attenzione però perché per la privacy solo l’Agenzia delle Entrate ha diritto a conoscere gli importi custoditi nei conti correnti.

Una volta pignorato il conto grazie all’Anagrafe dei conti correnti, il creditore potrebbe scoprire che ci sono pochi soldi o, addirittura, il saldo del conto è “in rosso”. In questo caso, sarà notificata la situazione al creditore prima dell’iscrizione a ruolo della procedura di pignoramento, senza quindi aver ancora corrisposto le imposte dovute allo Stato per l’avvio dell’iter, in modo da poter abbandonare la procedura ed evitare così un’inutile spesa.

Risorse utili