Che cos'è il conto corrente di corrispondenza?

Aggiornato il: 21/02/2023
Pubblicato il: 21/03/2022
di Alessandro Voci

Il conto corrente di corrispondenza è una speciale tipologia di conto corrente, che si distingue dai normali conti correnti per una sua specifica caratteristica: l’istituto di credito presso il quale è aperto il conto stesso, infatti, si assume la responsabilità di svolgere in automatico per conto del cliente alcune operazioni, grazie al rapporto di mandato. Detto in altre parole, con il conto corrente di corrispondenza il cliente, ovvero mandante, obbliga in virtù del contratto la sua banca, il mandatario, a eseguire particolari operazioni, ovviamente dietro il pagamento di un costo di gestione, che viene addebitato a cadenza periodica sul conto.

Che cosa si può fare con il conto corrente di corrispondenza

Il conto corrente di corrispondenza, come detto, semplifica la gestione del proprio patrimonio per chi ha diversi flussi di entrata e di uscita e vuole automatizzare le noiose e non sempre agevoli operazioni di pagamento e simili. Naturalmente bisogna fare riferimento al contratto stipulato con la banca per vedere quali sono le operazioni che possono venire ricomprese dal mandato e quelle che invece ne sono escluse.

Si può innanzitutto distinguere tra addebiti e addebiti: del primo caso fanno parte ad esempio i versamenti mediante contanti o assegno, gli stipendi ricevuti così come i compensi e i rimborsi, gli incassi che derivano dalla vendita di titoli o di valuta straniera, i giroconti, le cambiali e le cedole a proprio favore. Viceversa, rientrano negli addebiti l’emissioni di assegni, la gestione degli acquisti mediante le carte di pagamento o i POS, il pagamento delle rate relative a un mutuo, a un prestito o a un altro tipo di finanziamento, il pagamento di rate assicurative, i bonifici effettuati verso terzi, il pagamento degli stipendi ai propri dipendenti e così via.

Il contratto di conto corrente di corrispondenza prevede, che fa parte dei contratti innominati atipici a contenuto misto deve specificare anche i termini di durata (anche indeterminata, se le parti convengono così) e le modalità di rescissione. Questa fattispecie è regolata dagli articoli dal 1852 al 1857 della sezione V del Codice Civile. Principio fondamentale comunque è che il correntista possa avere il diritto in ogni istante di disporre delle somme che risultano a suo credito.

Tra i servizi può essere integrato anche un fido, in modo da avere una certa disponibilità economica da sfruttare per i pagamenti anche senza avere necessariamente la somma disponibile in quel momento sul conto. Pensiamo ad esempio a un professionista che viene pagato fine mese ma deve saldare i fornitori una settimana prima: con il fido è possibile anticipare il denaro necessario.

Tipologie di operazioni nel conto corrente di corrispondenza Esempi di operazioni ammesse
Addebiti emissione di assegni, acquisti mediante POS o carte di pagamento, pagamento rate per mutui, prestiti, assicurazioni, bonifici verso terzi, pagamento stipendi
Accrediti accredito dello stipendio, rimborsi, compensi, incassi per vendita di titoli o valuta, giroconti, cedole, cambiali a proprio favore

Quali sono le transazioni “automatiche” di un conto corrente di corrispondenza?

Come detto, con il conto corrente di corrispondenza si sviluppa un rapporto per il quale la banca si occupa di eseguire alcune operazioni per conto e su istruzioni del titolare. Si parla sia di accrediti che di addebiti: tra gli accrediti rientrano ad esempio i versamenti in assegno o tramite contanti, gli stipendi e gli emolumenti da lavoro, i compensi, i rimborsi a proprio favore, ma anche gli incassi che derivano dalla vendita di titoli e di valute straniere, giroconti, cambiali e cedole. Per quanto riguarda invece gli addebiti, in questa classe di operazioni sono inclusi gli assegni emessi, la gestione degli acquisti tramite carte di pagamento e POS, il pagamento delle rate di mutui e finanziamenti, il versamento di rate di assicurazioni, il pagamento degli stipendi o dei compensi, l’acquisto di titoli, bonifici e giroconti in uscita.

Al momento della stipula del contratto le parti stabiliscono con la massima chiarezza quali sono le operazioni oggetto del mandato, e in base a questi accordi la banca effettua quanto richiesto con la periodicità accordata. È importante ricordare che il conto corrente di corrispondenza rientra in una specifica fattispecie giuridica: quella del contratto innominato atipico a contenuto misto. Il riferimento giuridico si trova all’interno degli articoli dal 1852 al 1857 della quinta sezione del Codice Civile.

In particolare, va ricordato che secondo l’articolo 1852 «Qualora il deposito, l'apertura di credito o altre operazioni bancarie siano regolate in conto corrente, il correntista può disporre in qualsiasi momento delle somme risultanti a suo credito, salva l'osservanza del termine di preavviso eventualmente pattuito», il che significa che comunque il correntista ha la possibilità di utilizzare liberamente e a suo piacimento il capitale disponibile in un determinato momento (si parla comunque di salvo effettivo e non saldo contabile).

Qual è il vantaggio del conto corrente di corrispondenza?

Ma perché scegliere di avere – pagando di più – un conto corrente di corrispondenza? Principalmente per automatizzare tutta una serie di operazioni che, altrimenti, il titolare dovrebbe eseguire personalmente. Il target perfetto per questo genere di soluzioni è quindi chi abitualmente svolge un elevato numero di operazioni, pagamenti, transazioni, bonifici e versamenti di ogni genere, come ad esempio le aziende ma anche gli studi professionali. Con il conto corrente di corrispondenza il titolare è esonerato dall’autorizzare una per una decine di operazioni, spesso tutte uguali, con conseguente risparmio di tempo e maggiore efficienza. Questo è particolarmente importante quando il proprio conto è aperto presso una banca che opera soprattutto tramite filiale, e che quindi, per la singola autorizzazione, richiederebbe la presenza fisica ogni volta del titolare.

Le altre caratteristiche del conto corrente di corrispondenza

Va detto che il conto corrente di corrispondenza, pur avendo la speciale caratteristica del mandato, per il resto è molto simile a un conto corrente tradizionale. È quindi possibile collegarvi una carta di credito o qualsiasi altro tipo di carta di pagamento, ovviamente se si rientra nelle caratteristiche definite dalla banca per la concessione di strumenti di questo genere. Lo stesso vale anche per il libretto degli assegni.

Per tutto ciò che non riguarda la gestione automatizzata degli addebiti e degli accrediti che sono stati concordati in fase di contratto, infatti, il conto corrente di corrispondenza può essere utilizzato in piena libertà dal titolare, per prelievi, pagamenti, versamenti e così via; attenzione però che le operazioni automatizzate, se non sono tenute sotto controllo, rischiano di far andare in rosso il conto, con tutto ciò che ne consegue in termini di interessi e scoperto in base agli accordi presi con la banca.

È anzi piuttosto comune che un conto corrente di corrispondenza, proprio perché nella maggior parte dei casi viene assegnato a un’impresa, a uno studio o comunque non a un semplice privato che non gestisce una sua attività, sia associato a un fidom naturalmente dopo un’attenta valutazione da parte della banca che valuta se il cliente ha il profilo giusto, ed è quindi possibile rendere disponibile una somma di denaro a cui attingere qualora il saldo del conto fosse momentaneamente pari a zero, ad esempio per una concentrazione delle operazioni di addebito nell’arco di pochi giorni e subito prima del necessario accredito per provvedere al saldo.

Per quanto riguarda la durata del conto corrente di corrispondenza, anche in questo caso è tutto lasciato alle parti, che devono accordarsi nel contratto sul tempo durante il quale l’istituto di credito deve occuparsi di eseguire le varie operazioni. La durata può anche essere indeterminata. Allo stesso modo vanno stabilite le modalità di rescissione qualora l’utente desideri interrompere il suo rapporto con la banca o perlomeno annullare il mandato per l’esecuzione delle diverse operazioni bancarie.

Come aprire un conto corrente di corrispondenza

Come si è detto più sopra, un conto corrente di corrispondenza non è molto dissimile da un conto corrente tradizionale, se non per l’automazione di determinate operazioni: questo significa che anche per quanto riguarda l’apertura del conto si seguono più o meno le stesse fasi esistenti per l’apertura di un conto normale, senza particolari pratiche burocratiche se non la presentazione di documenti che servono da una parte per dimostrare l’identità del correntista e dall’altra le sue attività.

L’utilizzo di un conto corrente di corrispondenza è quasi sempre utilizzabile solo dall’intestatario, anche se è possibile, tramite apposita delega, far sì che anche i propri familiari o delle persone di fiducia (come ad esempio i collaboratori dell’azienda o dello studio per i quali si lavora) possano operare sulla gestione del conto; la delega può anche riguardare l’addebito diretto di particolari forniture e bollette direttamente sul conto nei confronti di aziende fornitrici, naturalmente previa autorizzazione firmata dal correntista e messa a disposizione della banca.

Al momento dell’apertura del conto, come si è visto si decide nel dettaglio quali sono le operazioni da includere o da escludere negli automatismi del conto corrente di corrispondenza. Se le operazioni in automatico portano il saldo del conto non solo sotto lo zero, ma anche al di fuori di quanto viene messo a disposizione dall’istituto di credito con il fido senza che ci sia stata prima un accredito di liquidità sufficiente, sarà cura della banca avvertire il correntista in tempi rapidi, sollecitandolo a riportare il saldo in positivo. Se il correntista non lo farà, allora scatterà la possibilità di essere sanzionato e di dover pagare anche gli interessi di mora. Nei casi più gravi, si può arrivare all’iscrizione al CRIF – che renderà molto difficile poter ottenere un prestito o un fido in futuro, almeno non prima di aver saldato il proprio debito e aver atteso un certo numero di mesi – o al registro dei protesti.

Che cos'è il fido in banca?

Il fido è diverso da un prestito pur essendo anch’esso una forma di finanziamento: tra questi due strumenti in realtà c’è in comune soltanto il versamento da parte della banca o dell’istituto di credito di una somma di denaro che dovrà poi essere rimborsata dal cliente.

Con il fido, la banca concede al suo correntista un finanziamento che serve soprattutto per le spese ordinarie (a differenza del prestito o del mutuo, che riguardano invece le spese straordinarie). Previo accordo col cliente – e dietro la presentazione di garanzie che assicurano l’istituto di credito che la cifra così prestata verrà restituita – la banca offre quindi una disponibilità aggiuntiva anche se altrimenti si raggiungerebbe il temuto “rosso”.

Attenzione, perché non si tratta comunque di denaro gratuito: per la restituzione dei soldi del fido bisogna mettere in conto anche i tassi d’interesse sui quali ci si è accordati con la banca, e può esserci anche un canone periodico da pagare per il diritto di accedere a uno strumento speciale come il fido bancario. La carta di credito – in particolare quella revolving – opera secondo un principio molto simile.

Chi può avere il fido bancario?

Potenzialmente chiunque, almeno in via teorica, può usufruire di un fido bancario, ma in realtà non è così semplice: visto che la banca presta dei soldi, vuole avere delle garanzie che quel denaro verrà restituito senza problemi, e quindi prima di concedere il fido studierà con attenzione la posizione del cliente. Fattori positivi che intervengono nella valutazione da parte dell’istituto di credito possono essere un lavoro a tempo indeterminato (ovviamente con uno stipendio commisurato al fido richiesto), la proprietà di immobili oppure la presenza di garanzie di terzi che si obbligano in solido per assicurare il rimborso. Al contrario, non depone a favore della richiesta avere una valutazione negativa presso il CRIF e organismi analoghi che misurano con speciali algoritmi l’affidabilità creditizia di un cliente: chi ad esempio non ha pagato in passato tutte le rate di un finanziamento, o peggio è stato oggetto di un protesto, molto difficilmente potrà ricevere un fido.

Cosa si intende con saldo contabile?

Per comprendere bene come funziona un fido bancario, a prescindere che sia utilizzato nel contesto di un conto corrente per corrispondenza, è necessario che le nozioni di saldo contabile e saldo disponibile siano familiari. Il fido, infatti, agisce proprio per far sì che la distanza tra il saldo contabile e quello disponibile non infici la possibilità operativa del cliente, facendo di fatto da “ponte” nei momenti in cui non si ha ancora la disponibilità concreta di una certa somma che però sta per essere contabilizzata, o al contrario si ha ancora il denaro ma sta per essere speso per un pagamento già programmato, come una rata di finanziamento, una bolletta o così via.

Per ottenere il saldo contabile di un conto è sufficiente sommare algebricamente tutte le operazioni di entrata e di uscita in un determinato periodo, definendo così la differenza tra i flussi registrati a credito e quelli a debito in un preciso momento. Il saldo disponibile invece misura la liquidità che in quel dato momento è a disposizione del correntista, e può essere diverso dal contabile proprio perché alcune operazioni già effettuate non sono state ancora contabilizzate (di solito possono volerci fino a 24 ore, ad esempio nel caso di un bonifico, perché il saldo contabile raggiunga il livello di saldo disponibile).

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